Io avevo 5 anni. Lui camminava davanti a me, gli vedevo la schiena leggermente curva in avanti e le mani, una dentro l’altra, grandi, ossute, forti. Sapevo per certo che tra le labbra aveva la sua pipa. Io, per imitarlo, un filo di paglia. Mia sorella era dietro di me, a chiudere la fila. Era estate ed eravamo nell’orto del gelso rosso.

 
 
 
 
 

CHI ERA? LUI ERA MIO ZIO. PER L’ESATTEZZA LO ZIO DI MIA MADRE, MA PER ME È STATO COME UN NONNO, SE DOBBIAMO DARE UN NOME AGLI AFFETTI. È STATO UN MAESTRO.

Sono passate molte estati da allora. Ho studiato un po’, girato un po’ e poi sono tornato alle origini. Forse, come esiste il mal d’Africa, esiste anche la nostalgia per quella Murgia pugliese dalle colline dolci, gialle, dove il sole non concede scampo e il mare lo vedi da lontano, insieme al Gargano, nelle giornate limpide. E poi ci sono gli olivi. Stanno lì da secoli, con quei tronchi a inseguire la luce e chiedere acqua disperatamente.

Tra la voglia di sperimentare passato e presente, mi prendo cura della terra alla quale appartengo.


Io avevo 5 anni. Lui camminava davanti a me, gli vedevo la schiena leggermente curva in avanti e le mani, una dentro l’altra, grandi, ossute, forti. Sapevo per certo che tra le labbra aveva la sua pipa. Io, per imitarlo, un filo di paglia. Mia sorella era dietro di me, a chiudere la fila. Era estate ed eravamo nell’orto del gelso rosso.

Lui mi ha insegnato l’amore per la terra, la pazienza dell’attesa, il rispetto della natura e ho capito perché, senza quella terra, sento che mi manca qualcosa. Io non lo sapevo che stavo imparando, lui che stava insegnando.

CHI ERA? LUI ERA MIO ZIO.
PER L’ESATTEZZA LO ZIO DI MIA MADRE, MA PER ME È STATO COME UN NONNO, SE DOBBIAMO DARE UN NOME AGLI AFFETTI. È STATO UN MAESTRO.

Sono passate molte estati da allora.
Ho studiato un po’, girato un po’ e poi sono tornato alle origini. Forse, come esiste il mal d’Africa, esiste anche la nostalgia per quella Murgia pugliese dalle colline dolci, gialle, dove il sole non concede scampo e il mare lo vedi da lontano, insieme al Gargano, nelle giornate limpide. E poi ci sono gli olivi. Stanno lì da secoli, con quei tronchi a inseguire la luce e chiedere acqua disperatamente.

Tra la voglia di sperimentare
passato e presente, mi prendo cura
della terra alla quale appartengo.